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BREAKING NEWS! IL PETROLIO È UNA FONTE RINNOVABILE!

BREAKING NEWS! IL PETROLIO È UNA FONTE RINNOVABILE!


10 giugno 2014
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GLI IDROCARBURI NON SI ESAURISCONO, petrolio e gas sono in continua formazione, e se ne può fabbricare a volontà a costi esigui
QUESTA LA NOTIZIA SHOCK CHE RISULTA DAGLI ULTIMI PAPERS RILASCIATI DA KESHE FOUNDATION
Una nozione universalmente condivisa, una idea radicata nella concezione comune del pubblico è che i cosiddetti “combustibili fossili” stanno per esaurirsi e che pertanto occorre prendere misure di ogni genere per avere fonti alternative a disposizione
Questo produce due tipi di dinamiche commerciali, entrambe a nostro svantaggio: tutto quanto fa riferimento all’industria del petrolio, quindi l’energia e l’indotto industriale mondiale aumenta di costo, trascinando in alto il costo della vita in generale.
E tutto quanto fa invece riferimento alle cosiddette FONTI RINNOVABILI eolico, solare, ecc. ha dei costi che vengono mantenuti alti perché non massificata e alla portata di tutti è la loro produzione.
Pertanto il risultato è che il nostro modello di vita (con tutti noi all’interno) è stato messo psicologicamente in una posizione di panico costante rispetto al futuro.

E la conseguenza ultima è che con il panico costante possiamo essere controllati e ci sentiamo dipendenti da chi può farci materialmente avere accesso ad una fonte energetica, vecchia o nuova che sia.

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Ma che il petrolio è un combustibile fossile e che sta esaurendosi è un CLAMOROSO FALSO
Abbiamo capito bene? Il petrolio e i gas naturali non si esauriranno mai perché fanno parte delle materie che si vengono a generare naturalmente a causa dei processi che avvengono nel funzionamento del pianeta che abitiamo, la terra.
Grazie a fattori concomitanti tra cui si evidenziano la rotazione e l’effetto del campo magnetico gravitazionale, all’interno di sacche nel mantello terrestre si vengono a creare grassi e olii proteici di varie caratteristiche, che NON sono il risultato della fossilizzazione di materiali biologici di flora e fauna estinte e che pertanto si riformano in continuazione, permettendoci di considerare gli idrocarburi fonti rinnovabili a tutti gli effetti.
Naturalmente questo ci è stato appunto raccontato finora per mantenere le redini del controllo planetario saldamente in mano al petrodollaro. Il paradigma della scarsità è alla base di qualsiasi strategia commerciale e portandolo all’esasperazione globale sventolando da tutti i media mondiali, con prove “scientifiche” il pericolo che il mondo resti a secco per sempre di energia, ci ha finora mantenuto nel terrore della catastrofe energetica.

Ma avendo la prova che le cose sono diverse da come ci hanno detto finora, ebbene abbiamo il più monumentale disinnesco di paura ancestrale che si possa immaginare. Perché non solo gli idrocarburi si riformano per via naturale, ma addirittura, creando le condizioni perché i processi naturali che li generano possano avviarsi, essi si possono fabbricare anche in laboratorio, con procedure semplici, accessibili e realizzabili economicamente in ogni punto del pianeta. Ma come avere prova certa di una notizia così scioccante e dalle conseguenze così enormi?

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LA PROVA DEFINITIVA
Se ci dicessero che così come si formano in natura, gli idrocarburi possono essere replicati con procedure semplici, economiche ed accessibili per ognuno di noi, tanto da poter essere realizzate volendo anche “nel nostro garage”, ci basterebbe come prova?
Se ci dicessero inoltre che potremmo replicare solo la parte propellente, nelle sue diverse varianti per i diversi usi e PURA, SENZA ALCUN BISOGNO DI ESSERE RAFFINATA, QUINDI PRONTA PER L’USO, ci basterebbe come prova?
E se infine ci dicessero che, se non ci fidiamo più del parere “autorevole” di scienziati, economisti, esperti televisivi, possiamo verificare noi di persona, dato che le spiegazioni e le istruzioni SONO STATE MESSE ONLINE SU INTERNET tecnicamente accessibili a tutti?
Nessuna prova è più valida di quella che possiamo realizzare personalmente, ed è quella che conta più di ogni altra.

Perché una notizia del genere ha un impatto così forte sugli interessi dell’industria mondiale da far sì che tutti coloro che in qualche modo sono legati a quegli interessi negheranno l’evidenza. La portata e le conseguenze di ogni tipo e in ogni settore di una notizia come questa sono così incalcolabili che solo con una prova pratica si potrà superare la naturale diffidenza verso la novità, diffidenza che ci è stata instillata da tutti coloro che hanno interesse a mantenere lo status quo. Ma se ognuno di noi può essere messo in grado di autoprodursi il propellente di cui necessita per mantenere in esercizio tutti i motori, i generatori, le caldaie e gli impianti che bruciano gas, benzina, diesel, kerosene e altro, che significato vengono ad avere oleodotti e gasdotti che attraversano interi continenti? oilindustry1


E che significato avrebbero più le strategie politiche internazionali per l’approvvigionamento energetico, e i conflitti regionali che ne sono finora scaturiti? oilindustry2


Quale senso avrebbe d’ora in avanti costruire enormi piattaforme in mezzo al mare, perforare lande desertiche, trasportare poi petrolio da un capo all’altro del mondo in modi costosi e inefficienti, trasformarlo e utilizzarlo in un processo industriale che produce un inquinamento generalizzato su aria, terra, acqua?

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L’epoca dell’estrazione del petrolio è terminata in ogni caso, e le multinazionali lo sanno bene.

Se anche si vorrà continuare in un periodo di transizione tecnologica a usare propellente per produrre energia, esso sarà reperibile a tutti con costi prossimi allo zero e inevitabili benefici a cascata sull’intera economia mondiale.

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COME È NATA QUESTA TECNOLOGIA

In seguito al disastro di Fukushima la Keshe Foundation ha iniziato le sperimentazioni per trovare e proporre una propria soluzione ad un problema di inquinamento da materiali radioattivi che ormai da tempo non interessa unicamente la realtà nazionale giapponese, ma rappresenta un pericolo potenziale – per il fallout radioattivo esteso attraverso l’acqua dell’oceano – per l’equilibrio dell’intero pianeta.

Già tempo fa pubblicammo
a questo link lo straordinario risultato dei test condotti a Fukushima Daichi dalla Fondazione Keshe riguardo ad una procedura di bonifica per acque e terreno.

Ora il report scientifico completo dei risultati è stato pubblicato sul sito della Fondazione,
a questo link, la procedura è stato valutata dalle autorità giapponesi e si sta lavorando sul posto per preparare i materiali necessari per la bonifica su più vasta scala.

Durante la sperimentazione con i nanomateriali GANS (GAs in Nano State) per produrre le sostanze necessarie al processo di abbattimento della radioattività, sono state effettuate moltissime varianti di test per comprendere a fondo il processo di formazione della vita, nelle sue fasi iniziali, e per avere un quadro di intervento il più possibile ampio al fine di trovare una soluzione semplice quanto radicale.

Questa lunga fase di studio ha portato a comprendere come in natura, all’interno dell’atmosfera terrestre, ha luogo la formazione delle catene di amminoacidi, e quindi di proteine e grassi che costituiscono i mattoni fondamentali della vita.

Ed ha portato anche alla comprensione di come replicarne nelle sue diverse varianti il processo di formazione, intervenendo e guidandone il manifestarsi al fine di ottenere differenti risultati.

Pertanto, al termine della messa a punto del processo di bonifica per materiali radioattivi, studiato per Fukushima, che rappresenta al momento la massima emergenza nucleare conosciuta del pianeta, ma applicabile a maggior ragione anche a tutti gli altri casi nel mondo in cui vi è necessità di bonificare scorie radioattive, la Fondazione Keshe si è trovata ad avere conseguito alcuni risultati collaterali con enormi implicazioni applicative industriali: processi di bonifica selettiva per sostanze chimiche tossiche e processi di produzione di carburanti in forma liquida e gassosa.

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COSA CONTIENE IL DOCUMENTO ONLINE

All’interno del pacchetto rilasciato per la bonifica di Fukushima, che consta di quattro documenti tra essi collegati, nel dossier “Oil, Gas, Proteins and the Earth” è contenuto un resoconto preliminare dei risultati di laboratorio ottenuti da Keshe Foundation con cui si è potuto comprendere il processo a scala planetaria nel quale gli idrocarburi si formano nelle sacche del mantello terrestre.

La replica in piccolo, in laboratorio, della formazione di composti proteici nell’ecosistema terrestre ha dato conferme inequivocabili sul fatto che in natura, nell’ambiente marino, dove quindi vi è presenza di acqua e sale, il manifestarsi della vita primordiale all’interno dell’atmosfera grazie alla presenza di CO2 portò contemporaneamente al rilascio di energia, formazione di ossigeno e creazione di catene di aminoacidi.

Ossia in breve all’articolazione stessa dell’ecosistema in tutti gli aspetti nei quali la vita si manifesta sul nostro pianeta.

A questo resoconto, intimamente connesso alla ricerca sui materiali per la bonifica della radioattività di Fukushima, seguiranno trattazioni più di dettaglio riguardanti gli aspetti specifici della produzione di carburanti e sostanze proteiche.

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SCENARI FUTURI

Anche se non è facile prevedere una precisa successione di eventi avendo una possibilità tecnologica di questo genere a disposizione, qualche cosa la si può comunque immaginare con buona approssimazione.

Un gran numero di piccoli produttori, magari non proprio gente come noi che dà il via a una attività nel proprio garage, ma un numero elevatissimo di piccoli imprenditori in tutto il mondo avrebbero la possibilità materiale di avviare una produzione di carburanti a costi irrisori rispetto a quelli delle multinazionali, facendo loro una concorrenza così spietata e capillare da costringere le grandi compagnie a passare alle produzione di carburante “atmosferico” come potremmo definire quello prodotto in questo modo.

E la quantità virtualmente illimitata di prodotto disponibile farebbe tirare all’umanità il più grande sospiro di sollievo della sua storia, al pensiero che la nostra civiltà non è sull’orlo della sua estinzione, ma anzi su quello della propria rinascita in grande stile.

Il controllo energetico centralizzato da parte delle multinazionali del petrodollaro – ATTENZIONE, ANCHE LASCIANDO IMMUTATA LA GAMMA DI UTILIZZI ATTUALI, QUINDI SENZA OBBLIGO STRINGENTE DI AGGIORNARE MOTORI, GENERATORI E IN GENERALE SISTEMI ENERGETICI CHE USANO PROPELLENTI – potrebbe venire pacificamente disattivato: il continuare a fare guerre per il controllo delle riserve energetiche, e il distruggere l’ecosistema planetario con perforazioni, inquinamento e modificazioni ambientali di vario genere non avrebbe più alcun senso, e chiunque lo volesse difendere mostrerebbe inequivocabilmente le proprie intenzioni malevole nei confronti dell’umanità.

Ma il maggior merito che può essere attribuito ad una conoscenza di questo genere e alla sua condivisione da parte della popolazione, paradossalmente non è quello di ridare nuovo impulso all’industria del petrolio, ma semmai quello di sbloccare il passaggio a tecnologie più efficienti, togliendo motivi di conflitto, antagonismo e paura rispetto sopravvivenza energetica del mondo contemporaneo.

Quello inoltre di permettere processi di disinquinamento mirato di vario genere, dei quali la produzione di carburanti e sostanze proteiche rappresenta uno degli aspetti applicativi, poiché i nanomateriali consentono vere e proprie mutazioni delle caratteristiche atomiche delle sostanze coinvolte.

E infine la fondamentale possibilità di affrontare con bassi costi di implementazione il periodo di transizione da una civiltà tecnologica ad un’altra, senza che la tappa evolutiva, inevitabile per scongiurare la nostra autodistruzione, produca drastici contraccolpi economici e gravi conseguenze sul tessuto sociale.

GLI ULTIMI DOSSIER – FONDAZIONE KESHE OIL GAS PROTEIN AND THE EARTH



Etichette: consapevolezza, diritto internazionale, energia rinnovabile, farmacologia, petrolio, responsabilità al cambiamento, ri-evoluzione, spreco energetico